“Gli scritti che seguono si occupano da diversi punti visuali delle problematiche qui accennate [rapporto dell’Università di Pavia con la città e il regime fascista, crisi del monopolio come centro universitario lombardo a favore di Milano, N.d.R.] e del mutevole atteggiarsi di studenti e professori, che con quelle si misurarono. Senza alcuna pretesa di esaustività e organicità, ma con un cospicuo retroterra di indagine archivistica, in gran parte priva di antecedenti, il percorso attraversa mezzo secolo di storia della cultura e della ricerca, dall’incrinarsi della koiné positivistica alle effimere prove di una Scienza Italiana vantata come autarchica. Si tratta di una storia ancora in parte da scrivere. Se la storia della/delle università vanta, infatti, in Italia una tradizione di studio di tutto rispetto, le sue direttrici di ricerca s’inscrivono prevalentemente nei contesti dell’epoca medievale e moderna. Per l’età contemporanea il panorama del ‘sistema universitario’ è tuttora una mappa maculata di zone d’ombra, così che si può dire che, per effetto di una singolare presbiopia, conosciamo meglio il passato remoto che quello a noi prossimo e, anzi, recente. Prova ne sia che l’università di Pavia non dispone per l’età otto-novecentesca di un archivio ordinato e accessibile, tale da consentire quelle indagini seriali e qualitative che, preliminarmente, potrebbero disegnare le coordinate per una persuasiva messa a fuoco storiografica e un equilibrato intervento interpretativo: carriere accademiche e curricula studenteschi, bacini d’utenza, destini professionali, bilanci gestionali, scelte amministrative e burocratiche, attività degli organi di governo dell’ateneo sono altrettanti aspetti di un quadro ancora molto sfocato, da precisare e proficuamente inscrivere nel contesto generale della storia universitaria dell’Italia contemporanea.
[…]
I saggi che si propongono in questo volume possono essere letti come interventi autonomi l’uno dall’altro o come segmenti di un percorso unitario. Nella prima parte si è prescelto un taglio per problemi e cronologico, nella seconda parte la biografia intellettuale di alcune personalità, che hanno insegnato all’ateneo pavese, consente di lumeggiare da angolature diverse la storia della comunità accademica e dell’istituzione universitaria. In questa seconda sezione le pagine dedicate a Luigi Credaro, malgrado il diverso contesto cronologico, mi pare risultino, per il loro nesso con il tema della libertà accademica, non estranee alla logica generale dell’opera.”
Dall’Introduzione
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